L’emergenza sanitaria lascerà strascichi che ora possiamo solo cercare di immaginare, oltre che provare a farvi fronte con i vari strumenti a disposizione. La leva economica con le diverse misure rivolte al tessuto produttivo, le politiche sociali, fondamentali per ricucire ferite, l’analisi per ristorare il lato invisibile di ognuno di noi. A pagare il prezzo più alto sarà la nostra psiche, che si troverà a cercare quella libertà perduta in un contesto che inevitabilmente, già oggi, è travolto dal cambiamento. Da un anno, improvvisamente la vita di tutti noi è cambiata: si sono susseguiti una serie di Dpcm (Decreti ministeriali del presidente del consiglio) dal contenuto sempre più stringente. Ci hanno detto di non recarci più al lavoro, di non andare più a scuola, in palestra, di non andare più a correre, o al centro commerciale, ai giardinetti, di non incontrare più gli amici, né tantomeno i nostri cari. In questa escalation di privazioni ci è stato detto di aver paura! All’improvviso la tecnologia è diventata la nostra migliore alleata, non che prima non lo fosse, costringendo anche chi aveva poca dimestichezza con smartphone, tablet e pc a familiarizzare con essi, con lo scopo comune di restare “collegati” con il mondo. Ecco allora che si è iniziato a lavorare da casa con la formula dello smart working, gli studenti hanno iniziato a fare scuola in videoconferenza, tutti siamo ricorsi alle videochiamate per poter comunicare e restare in rete. Persino le terapie psicologiche-psicoterapiche si svolgono online… Effetti psicologici della quarantena Gli occhi sono puntati sulla salute fisica ed è giusto in un momento di emergenza. Ma guardiamo ora l’altra faccia della medaglia! Quali effetti comporta questa clausura obbligata? Quali sono gli effetti psicologici? Ciascuno di noi “era” abituato a ritmi frenetici, tra lavoro, scuola, famiglia, impegni con gli amici, hobby…le giornate erano scandite da ritmi frenetici e 24 ore erano a volte anche poche per far fronte ai tanti impegni. All’improvviso tutti abbiamo dovuto rinunciare a tutto ciò: costretti a casa, a vivere h24 con i nostri familiari: niente più svaghi, niente più spazi propri, ma un unico spazio condiviso. Allora ecco che si insinua la paura, perché la mente umana ha paura dell’ignoto, il non conosciuto: ci affidiamo a ciò che conosciamo perché ci fa sentire sicuri, tranquilli, protetti, perché ci permette di poter prevedere le conseguenze, rinunciando ad esplorare ciò che è posto in ombra, ciò che è sconosciuto o poco noto, proprio perché riduce la nostra capacità di predire, agire, reagire. Sicuramente c’è bisogno di ripartire, in primis per ragioni economiche, dato lo stallo nel quale siamo confinati. Ma siamo pronti? Dobbiamo essere consapevoli che il mondo non sarà come lo abbiamo lasciato. Nel prossimo futuro ogni nostra azione diverrà ragionata e dovremo imparare a convivere con emozioni quali l’ansia, l’angoscia, la tristezza. La mente umana necessita di tempi adeguati per metabolizzare gli eventi, darvi un senso ed accettarli: il COVID-19 rappresenta sicuramente un trauma per ciascuno di noi, esso ha posto una frattura tra un prima e un dopo. Questo è un vero e proprio Trauma sociale. Infatti nella vita che vivremo la memoria ci riporterà costantemente ai momenti pre-pandemia e non potremo non provare un senso di sopraffazione perché la nostra capacità di autodeterminazione verrà messa a dura prova! In seguito all’esposizione a eventi del genere è possibile sviluppare un Disturbo da Stress Post Traumatico (PTDS). Infatti, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione (DSM-5) riconosce tra i criteri per la diagnosi come la persona debba essere stata esposta ad un evento traumatico nel quale erano presenti entrambe le caratteristiche seguenti: la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con eventi che hanno implicato morte, o minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all’integrità fisica propria o di altri; la risposta della persona comprendeva paura intensa, sentimenti di impotenza, o di orrore. La parola d’ordine, allora, diventa RESILIENZA, intesa come capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici e/o stressanti, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi restando sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza alienare la propria identità, senza soccombere. È imprescindibile non lasciarsi abbattere dal cambiamento, ma trarne insegnamento per la vita futura. Ecco allora che lo slogan “ANDRA’ TUTTO BENE”, che ci siamo ripetuti come un mantra sortirà effetti benefici: bisogna crederci! Allora sì che andrà tutto bene!

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