Quanto è cambiata la nostra vita dopo il Covid? Molto. La pandemia e le costrizioni che ha generato, distribuite su due lunghi anni, hanno inciso sulle relazioni e sulla maniera di rapportarsi molto più di quanto crediamo. I più autorevoli studi sul tema si presentano con un filo conduttore: l’emergenza sanitaria ha inciso sulla salute mentale e sul benessere della popolazione, con un aumento di ansia, tratti depressivi e riduzione di competenze interne delle persone per far fronte a ogni tipo di emergenze e situazione percepita come allarmante.
Paura, negatività senso di solitudine hanno prevalso sulle competenze sane adattive che hanno permesso alle persone di fronteggiare in maniera positiva alle nuove situazioni di vita.
Il ritorno alla normalità è stato più difficile del previsto. Alla chiusura comportamentale generata dal Covid, una volta dichiarata la fine della pandemia, non è corrisposta l’auspicata apertura nei comportamenti e il rientro nei binari di una vita “normale” si è fatto via via più difficile.
Ogni tipo di categoria si è adattata e si sta adattando con comportamenti differenti. I giovanissimi, avendo una capacità di adattamento velocissima, si sono accorti meno di quel che stava accadendo, a differenza degli adolescenti la cui vita è stata ‘interrotta’ per due anni. Qual è stato l’ambito che maggiormente ha creato difficoltà negli studenti? L’approccio con lo studio, specie in una fase nella quale il ritorno alla normalità pre covid è stato immediato senza che loro fossero pronti a riprendere ritmi e modi. Questo ha generato la perdita di amor proprio, la sensazione di essere inadatti, forse perfino incompetenti. Gli adolescenti hanno purtroppo sviluppato dei tratti depressivi che in passato non erano stati riscontrati con questa frequenza e gravità. Si tratta di un fenomeno che non possiamo definire arginato e che emergerà ancora con gravi problemi.
E se i lavoratori hanno dovuto necessariamente adattarsi ai cambi imposti dalla pandemia, che ha comunque introdotto metodologia al passo con i tempi come il lavoro agile (sulla scia di quanto da anni accade in Nord Europa, con esempi virtuosi e un modus operandi ormai consolidato ed efficiente), l’altra categoria che più ha risentito della crisi è stata quella degli anziani che hanno subito un isolamento tale da causare un peggioramento e deterioramento celebrare accelerato per via del mancato allenamento con la società.
Come fare per agevolare il ritorno alla normalità dentro noi stessi?
Ognuno dovrebbe imparare a prendersi le responsabilità della propria situazione. Oggi più che mai è necessario controllare e adattare le competenze interne (generate dalla propria personalità) ed esterne (relative alla società), quello che tecnicamente si definisce locus of control interno ed esterno. In questo scenario la psicoterapia resta concentrata sui cambiamenti in atto giorno dopo giorno, garantendo quel supporto necessario anche a colmare i gap delle Istituzioni, che con più lentezza si stanno adattando ai cambiamenti della società, rischiando di lasciare indietro l’individuo. Non abbiate mai paura di avere paura, semmai capite le vostre paure per affrontarle senza scappare!

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